L’influenza stagionale è una comune infezione del tratto respiratorio (leggi anche). Molto frequente nel genere umano, rappresenta un serio problema per la Salute Globale, perché può causare gravi patologie e perfino la morte, soprattutto nella popolazione più a rischio, come quella pediatrica. Per questa fascia d’età, attualmente, non sono stati approvati farmaci antivirali per il trattamento dell’influenza ma sono stati realizzati studi clinici che supportano l’integrazione della vitamina D, come strumento di prevenzione.
In questo Multicenter, Randomized, Open, Controlled Clinical Trial sono state valutate l’efficacia clinica e la sicurezza della vitamina D, somministrata ad alte dosi, per la prevenzione dell’influenza di tipo A nei neonati.
Metodi
Sono stai arruolati 400 bambini dai 3 ai 12 mesi di età. I criteri di inclusione per lo studio sono stati i seguenti: (1) nessuna influenza o altre infezioni delle vie respiratorie nel mese precedente all’arruolamento; (2) normale attività cardiaca, epatica e renale; e (3) normali livelli basali di calcio e di fosforo inorganico. Dall’altro canto, i criteri di esclusione sono stati: (1) storia di sintomi di avvelenamento da vitamina D; (2) coesistenza di malattie severe, tra cui cardiache, respiratorie, epatiche, renali o grave malnutrizione; e (3) valutazione da parte dei ricercatori di non idoneità alla partecipazione del trial. In base alla quantità di vitamina D somministrata, la coorte di paziente è stata randomizzata in due gruppi da 200 bambini ognuno. Il gruppo “low dose” ha assunto 400 (UI) di vitamina D per die, e quello “high dose” 1200 (UI) per die. La vitamina D è stata somministrata in gocce per via orale; ogni goccia conteneva 400 UI. L’intake di vitamina D da altre fonti, come cibo ed esposizione al sole non è stato considerato. Lo studio compreso il follow-up è durato 4 mesi. L’efficacia clinica è stata valutata mediante alcuni parametri (livelli sierici di calcio, fosforo inorganico, 25-idrossi-vitamina D e carica virale) e sintomi (febbre, raffreddore, dispnea). La sicurezza, invece, mediante i seguenti indicatori: (1) possibili sintomi di avvelenamento, tra cui anoressia, vomito, diarrea e perdita di peso che sono state monitorati quotidianamente e durante le sessioni di follow-up; (2) analisi dei livelli ematici di calcio, fosforo inorganico e di 25-idrossi-vitamina D; e (3) funzione cardiaca, epatica e renale.
Risultati
Dei 400 pazienti arruolati, i partecipanti allo studio sono stati: 168 del gruppo “low dose” e 164 del gruppo “high dose”, rispettivamente. Tra i due gruppi non ci sono differenze significative di sesso, età e tipo di allattamento. Il 52,3% era costituito da neonati di sesso maschile; l’età media era di 7,8 mesi e si registrano 5 prematuri ma con un’età gestazionale maggiore di 32 settimane. Il trattamento per 8 neonati del gruppo “low dose” e per 7 di quello “high dose” è stato interrotto a causa di un’infezione batterica secondaria e conseguente ospedalizzazione. Non si sono registrati casi di decessi. Nei 4 mesi di indagine, si sono verificati 157 casi di sintomi simil-influenzali come febbre, raffreddore, dispnea e rinorrea. L’analisi, mediante PCR, ha rivelato 121 casi positivi al virus dell’influenza di tipo A e una differenza significativa tra i due gruppi: 78 casi nel gruppo “low dose” e 43 nell’ “high dose” (p<0.05). In 14 neonati con influenza di tipo A si è registrata un’infezione batterica secondaria che è progredita in polmonite e ha richiesto ulteriori trattamenti.
Al termine del trial, i risultati hanno mostrato un marcato miglioramento dei sintomi nel gruppo trattato con vitamina D ad alte dosi rispetto al gruppo trattato con vitamina D a basse dosi. Nei due gruppi sono stati valutati e confrontati i sintomi influenzali: febbre, tosse e dispnea. Si sono registrate importanti differenze significative. La durata media della febbre [“high dose” (CI:22.18-36.77) vs “low dose” (CI:35.20-47.53), p=0.0161], quella del raffreddore [(CI:1.42-2.57) vs (CI:3.43-4.38), p=0.0000] e la durata media della dispnea [1.38 ±1.02 giorni vs 2.36 ±1.40 giorni, p=0.0018] sono state sempre più brevi nei pazienti che hanno assunto quotidianamente 1200 (UI) di vitamina D rispetto a quelli che ne hanno assunto solo 400 (UI).
I due gruppi sono stati sottoposti anche al tampone orale. L’analisi è stata eseguita il primo, il quarto e il settimo giorno di follow-up. I dati hanno dimostrato, una riduzione significativa (p=0.000) della carica batterica negli “high dose” rispetto ai “low dose”. L’efficacia, inoltre, del trattamento è stata dimostrata dall’aumento dei livelli della 25-idrossi-vitamina D. Il monitoraggio effettuato tre volte: il primo giorno di trattamento, il secondo mese e alla fine del follow-up (quarto mese) ha rivelato che nel gruppo “high dose” i livelli sierici di vitamina D sono significativamente (p<0.05) più alti rispetto al gruppo “low dose”.
In termini di sicurezza, si sono registrati solo 4 casi (2 per ogni gruppo) con sintomi da avvelenamento, come vomito e/diarrea. Tali manifestazioni non sono causate dall’assunzione di vitamina D ma sono correlate ad infezioni gastrointestinali. Nessun neonato ha avuto disordini circolatori, nervosi, renali ed ematologici.
Discussione
L’influenza è un’infezione virale che colpisce tutta popolazione, specialmente anziani e bambini anche sotto i 5 anni di età. Attualmente sono disponibili vaccini antivirali, approvati dalla U.S Food and Drug Administration (FDA), somministrabili per bambini da 1 anno in su, ma non sono disponibili trattamenti per i neonati. Esistono anche dati, ma sparsi ed esigui, in merito al trattamento dei bambini sotto i due anni, con l’Oseltamivir un noto farmaco antivirale, per il trattamento e la profilassi dell’influenza di tipo A che agisce come inibitore selettivo degli enzimi neuraminidasi del virus influenzale impendendone la replicazione e la patogenicità. Diversi studi sono in corso, ma l’efficacia e la sicurezza devono essere ancora dimostrate per l’uso nei neonati.
Sebbene il meccanismo responsabile dell’influenza stagionale non è stato ancor bene chiarito, si sta ponendo invece, particolare attenzione alla vitamina D poiché i suoi livelli sono bassi durante i mesi invernali a causa della minima esposizione ai raggi solari. La vitamina D svolge diverse funzioni immunomodulatorie, stimola l’immunità innata e può inattivare i virus influenzali.Il presente trial ha quindi investigato e dimostrato l’efficacia e la sicurezza dell’utilizzo della vitamina D, in gocce, come strumento di prevenzione nei neonati contro i virus influenzali di tipo A.
Conclusioni
La riduzione della durata della febbre, della tosse e della dispnea così come la riduzione della carica virale e l’aumento dei livelli ematici di 25-idrossi-vitamina D, hanno rivelato che il trattamento “high-dose”, con un alto dosaggio di vitamina D 1200 UI/die rispetto al trattamento “low-dose”, con 400 UI/die, è un importante strumento di prevenzione contro il virus influenzale di tipo A.
La vitamina D, somministrata in gocce, oltre che efficace mediante la sua attività antivirale, si può ritenere sicura in quanto durante i 4 mesi di trattamento con l’assunzione di 1200 UI/die non si sono registrati effetti avversi.
Bibliografia
- Zhou J., Du J., Huang L., Wang Y., Shi Y., and Lin H. Preventive Effects of Vitamin D on Seasonal Influenza A in Infants: A Multicenter, Randomized, Open, Controlled
Clinical Trial. Pediatr Infect Dis J 2018;37:749–754.