La diarrea da antibiotico è una patologia che spesso insorge in seguito all’assunzione delle più comuni terapie antibiotiche somministrate in età pediatrica. La sua incidenza è consistente ed il pediatra deve utilizzare i presidi terapeutici indicati dalle linee guida per evitarne l’insorgenza.
La prevenzione è l’obiettivo primario nella gestione dei piccoli pazienti ed è possibile perseguirla con pochi accorgimenti. In questo senso, ci viene in aiuto con le nuove linee guida recentemente pubblicate la più importante società scientifica di gastroenterologia pediatrica, l’ESPGHAN o European Society of Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition.
Risulta fondamentale avere delle istruzioni chiare che ci permettano di mettere in atto dei comportamenti corretti e validati scientificamente attraverso i quali evitare l’insorgenza della diarrea. Nell’ottica di perseguire come obiettivo il miglior intervento terapeutico possibile, alta deve essere l’attenzione del medico alle linee guida ed alle novità da esse addotte per formulare delle scelte sicure e di qualità.
Cos’è la diarrea?
La diarrea è l’emissione di feci con una consistenza minore rispetto alla norma. In essa può essere presente muco, sangue, grassi o alimenti non completamente digeriti. La manifestazione diarroica può insorgere in maniera acuta ed avere o una consistenza acquosa o la concomitante presenza di sangue configurando il quadro di dissenteria. Può altresì prolungarsi anche oltre i 14 giorni e associarsi a grave malnutrizione. È possibile inoltre che essa sia accompagnata da altri segni e sintomi come mancanza di appetito, vomito, dolore addominale e febbre.
Nonostante la causa scatenante sia prevalentemente infettiva, configurandosi nell’ambito di un quadro di gastroenterite acuta, spesso la diarrea insorge in seguito alle più comuni terapie antibiotiche utilizzabili in età pediatrica. Particolare attenzione deve essere rivolta alla somministrazione di amoxicillina + ac. Clavulanico, cefalosporine, clindamicina ed agli antibiotici contro gli anaerobi.
Può esordire da poche settimane sino a mesi dopo l’assunzione dell’antibiotico. L’alterazione della microflora intestinale indotta dal farmaco si traduce in una modifica degli equilibri dei microorganismi presenti chiamata disbiosi. Questa situazione favorisce la crescita di batteri poco o non presenti responsabili della patologia. Solitamente, non si riconosce un singolo patogeno causale nelle forme di modesta entità, ma in quelle più severe è spesso implicato il Clostridium Difficile.
Come trattarla?
La Diarrea da Antibiotico è solitamente di modesta entità e solo raramente esordisce in maniera estremamente grave ed occasionalmente fatale sotto forma di colite pseudomembranosa. In quest’ultimo caso il principale responsabile è il già citato Clostridium difficile, batterio in grado di svilupparsi prevalentemente in quelle condizioni di alterazione della flora intestinale.
In linea generale il cardine della terapia nelle forme lievi si basa sulla reidratazione e sul monitoraggio del paziente. Nelle forme severe invece sarà compito del medico valutare l’eventuale utilizzo di antibiotici ed altri presidi, soprattutto in presenza di segni e sintomi di allarme (Ipotensione o tachicardia, vomito giallo-verde, petecchie o sintomi neurologici).
Il trattamento con farmaci antidiarroici come la Loperamide (Imodium) non è indicato in età pediatrica, mentre gli antiemetici come l’Ondasetron sono fortemente sconsigliati in ragione dei gravi effetti collaterali (insorgenza di aritmie maggiori).
La vera sfida nelle forme causate dagli antibiotici è la prevenzione. Le nuove linee guida ESPGHAN forniscono importanti indicazioni in merito al trattamento preventivo a cui sottoporre i bambini.
È stato valutato l’effetto benefico dei probiotici nella prevenzione di questo tipo di diarree ed è emerso che:
La somministrazione di probiotici contenti il L. rhamnosus GG o il Saccharomyces boulardii sono efficaci per prevenire le diarree causate dalla terapia antibiotica.
Questi due specifici microorganismi risultano essere uno strumento di importante ausilio. Il L. rhamnosus GG dimezza il rischio di andare incontro all’insorgenza di diarree post terapia antibiotica, portandolo dal 23% al 9,6%. Attualmente non è definita la dose ottimale, ma l’ESPGHAN consiglia di integrarlo alla dose più alta risultata efficace negli studi, pari a 10×109 CFU per una o due volte al giorno.
Concludendo, la pratica clinica deve essere condotta da ogni medico con l’intento di ottenere il migliore risultato possibile per il proprio paziente. Ciò diviene più semplice quando società scientifiche di respiro internazionale emanano delle inequivocabili indicazioni. Le linee guida sono il mezzo attraverso cui da un lato siamo certi di condurre l’intervento terapeutico verso il risultato desiderato, dall’altro il medico può tutelare il proprio operato, che viceversa sarebbe sindacabile in presenza di chiare istruzioni.
La meta-analisi dell’ESPGHAN chiarisce in definitiva aspetti non più controversi. Se fino ad ora i probiotici hanno costituito un presidio convalidato solo in studi separati fra loro, da questo momento siamo certi del loro profilo di efficacia e sicurezza.
Basarsi sulle prove di efficacia è quindi fondamentale per il pediatra che, seguendo le Linee Guida ESPGHAN, potrà indicare la somministrazione del L. rhamnosus GG nel corso di concomitante terapia antibiotica.