Vitamina D: non tutti gli integratori sono uguali, ma alcuni sono più efficaci

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La carenza di vitamina D è una condizione che interessa trasversalmente gran parte della popolazione italiana. Quasi la totalità degli anziani ne è carente ed anche i giovani sono coinvolti, soprattutto nel periodo invernale, in quanto il rischio è proporzionale sia all’età che all’esposizione al sole. Recuperare il deficit di Vitamina D è fondamentale per prevenire le patologie ad esso associate.

La Vitamina D influisce sul nostro stato di salute

La Vitamina D è un elemento indispensabile per la nostra salute in quanto assolve a diverse funzioni fisiologiche, prima fra tutte la regolazione del metabolismo osseo. Aumenta, infatti, i livelli plasmatici di calcio contrastando la demineralizzazione ossea e favorendone il rinvigorimento. La carenza è un fattore di rischio importante per l’osteoporosi.

In Italia si stima che 3,5 milioni di donne adulte e 1 milione di uomini soffrano di osteoporosi. Ciò comporta non solo una maggiore fragilità ossea, ma soprattutto un aumentato rischio di frattura che, nei soggetti anziani, può esporre a gravi complicanze. La prevenzione diviene un elemento imprescindibile (Approfondisci). Ripristinare i livelli di Vitamina D nei soggetti carenti ha dimostrato di migliorare lo stato di salute dell’osso.

Non si può recuperare uno stato carenziale con la sola dieta

La fonte principale di Vit. D è la nostra cute la quale, sfruttando la luce solare, converte i precursori nella forma attiva della molecola. Tale capacità si riduce progressivamente negli anni portando ad un aumentato rischio di carenza, soprattutto nelle popolazioni meno esposte al sole. Solo una piccola quota è assunta con la dieta.

È quindi opportuno integrare la Vitamina D per ristabilirne i normali valori. L’integrazione di Vitamina D, però, può risultare inefficace se coesistono condizioni che ne limitano l’assorbimento. Infatti, la quota “pronta all’uso” è la porzione di vitamina assorbita che può ricostituire le riserve carenti. In alcuni soggetti con patologie gastrointestinali l’assorbimento di Vit. D può risultare fortemente ridotto e la terapia inefficace.

Gli individui affetti da fibrosi cistica, Morbo di Crohn, pancreatite cronica, steatorrea, colite ulcerosa e celiachia hanno un ridotto assorbimento di Vitamina D e l’integrazione può non risultare soddisfacente. Ciò è determinato dall’alterazione dell’ambiente intestinale deputato all’assorbimento. In questi pazienti si riscontrano abitualmente gravi carenze di vitamina D.

Le formulazioni ad assorbimento sublinguale funzionano meglio delle classiche formulazioni ad assorbimento intestinale

Uno studio recente ha proposto un metodo di integrazione che rispondesse alle necessità dei pazienti con malassorbimento.

Dallo studio è emerso che le forme farmaceutiche di Vit. D assorbite direttamente in bocca sono più efficaci delle forme classiche ad assorbimento intestinale. Ciò è vero non solo nei soggetti sani, ma soprattutto in coloro affetti da sindromi con malassorbimento.

I risultati mostrano che nei soggetti sani l’assunzione di formulazioni classiche di Vitamina D incrementa i livelli sierici del 22,5% circa, mentre nelle formulazioni orali del 43%, quasi il doppio. Nei soggetti con malassorbimento, invece, il divario è enorme. In coloro che nello studio hanno integrato le formulazioni tradizionali i livelli di Vit. D sono aumentati del 36%, mentre con le formulazioni orali si è registrato un incremento del 117,8%.

Ripristinare le riserve di Vitamina D è un obiettivo facilmente raggiungibile

La Vitamina D è fondamentale per garantire lo stato di salute del nostro corpo. Ripristinarne la carenza significa non incorrere nelle patologie ad essa associate. Integrarla nella dieta è il modo più efficace per ristabilire le riserve ed un nuovo studio ha dimostrato che, a parità di dose, le formulazioni con assorbimento sublinguale, sono più efficaci delle formulazioni classiche. Ciò è vero nei soggetti sani, ma è sicuramente più rilevante in coloro affetti da patologie che limitato l’assorbimento della Vitamina D a livello intestinale.

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