Carcinoma del colon-retto: alcuni fattori ne riducono il rischio

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Le patologie cardiovascolari ed oncologiche sono la principale causa di mortalità nel mondo occidentale e correlano con l’aumento dell’età media della popolazione. Il carcinoma del colon-retto ha un peso notevole, poiché la sua incidenza è pari a circa il 10% di tutti i tumori diagnosticati.

Carcinoma del colon-retto: la prevenzione è la nostra arma più potente

Il carcinoma del colon-retto è un tumore frequente nella popolazione, ma prevenibile. Grazie ai programmi di screening volti alla diagnosi precoce, il trattamento è il più delle volte endoscopico e risolutivo. Negli stadi avanzati la chirurgia e le terapie farmacologiche offrono ai pazienti la possibilità di guarire o di vivere liberi da malattia a lungo. Ad oggi la mortalità è fortemente in calo in ragione della maggiore consapevolezza della necessità di sottoporsi a controlli periodici, ma tanto si può e si deve ancora fare per modificare i meccanismi alla base della patologia.

Intervenire sui fattori di rischio ridurrà drasticamente l’incidenza della malattia. Sebbene sia gravata da un’importante impronta genetica, la proliferazione verso linee neoplastiche è fortemente influenzata dagli stimoli ambientali i quali rappresentano i trigger che coadiuvano la tumorigenesi. In quest’ottica l’abitudine tabagica, la sedentarietà e la dieta sono gli elementi sui quali lavorare.

L’equilibrio del microbiota preserva l’ecosistema intestinale

Il microbiota intestinale è l’insieme dei batteri che abitano il tratto enterico la cui importanza è tale da essere considerato un vero e proprio organo. Il microbiota regola le funzioni immunitarie e la comunicazione neuroendocrina, compete con le specie batteriche patogene preservando la mucosa intestinale e fornisce minerali e vitamine essenziali per il metabolismo. L’equilibrio della flora intestinale è strettamente associato al corretto funzionamento del sistema immunitario ed al mantenimento di un microambiente antinfiammatorio. Diversi studi sottolineano l’importanza del microbiota nello sviluppo di patologie croniche, infiammatorie ed oncologiche.

La vitamina D partecipa al mantenimento dell’equilibrio della flora intestinale e diversi studi suggeriscono un’azione che favorisce la protezione verso il carcinoma del colon-retto. Sebbene gli effetti più conosciuti siano quelli legati al benessere dell’apparato scheletrico, la Vitamina D è un ormone chiave per la salute umana. La letteratura più recente suggerisce una riduzione del rischio di insorgenza di carcinoma del colon-retto nei pazienti con adeguati livelli di Vitamina D, con un rapporto dose-dipendente. L’attività antitumorale potrebbe essere spiegata sia con un meccanismo diretto nei confronti delle cellule neoplastiche, che grazie all’interazione fra Vitamina D, sistema immunitario e microbiota.

Adeguate concentrazioni plasmatiche di Vitamina D contribuiscono ad una riduzione del rischio di carcinoma del colon-retto

Microbiota e Vitamina D sono intimamente connessi. Studi su cavie hanno mostrato che bassi livelli di Vitamina D sono correlati con una ridotta esposizione dei suoi recettori. Ciò indurrebbe un’alterazione dell’ecosistema intestinale con incremento dell’espressione di geni pro-infiammatori e disregolazione delle specie batteriche presenti. Tali evidenze supportano l’ipotesi che l’integrazione di Vitamina D, soprattutto nei soggetti carenti, abbia un risvolto positivo sulla salute umana.

Un trial clinico condotto in Italia ha valutato gli effetti della supplementazione di 2000UI/die di Vitamina D per un anno in ex malati di carcinoma colon-rettale. I pazienti, già sottoposti a terapia chirurgica e farmacologica standard, sono stati randomizzati nel gruppo placebo ed in quello di controllo. Lo studio è stato disegnato per comprendere se l’integrazione di Vitamina D modifichi la composizione della flora intestinale in pazienti oncologici. Sono stati esclusi coloro che al baseline presentassero una concentrazione sierica adeguata di Vitamina D (>30ng/ml).

I soggetti arruolati sono stati visitati e sottoposti ad accertamenti clinici al baseline, a sei mesi ed a 12 mesi. I ricercatori hanno valutato l’aderenza alla terapia, i livelli sierici di Vitamina D e la composizione del microbiota attraverso l’analisi di campioni di feci. Al termine dello studio sessanta pazienti, di cui 32 nel gruppo placebo e 28 in quello di controllo, hanno completato correttamente il protocollo.

La supplementazione ripristina la concentrazione plasmatica di Vitamina D e modifica la composizione della flora intestinale

Al termine del periodo di trattamento la concentrazione plasmatica di Vitamina D è incrementata nei pazienti carenti a cui è stata somministrata la supplementazione di 2000UI/die. Nessun cambiamento si è registrato nel gruppo placebo. Anche la composizione del microbiota è risultata significativamente differente fra i due gruppi con una diversa rappresentazione del numero e delle specie batteriche presenti.

I pazienti che hanno assunto Vitamina D hanno visto aumentare la concentrazione di Bacterioides, H. biformis e F. Prausnitzii. Questi batteri, abitualmente presenti nella flora microbica intestinale sana, svolgono importanti funzioni antinfiammatorie, sintetizzano molecole che regolano il normale ciclo cellulare inibendo la proliferazione tumorale e coadiuvano la risposta immunitaria attraverso un delicato cross-talking. I Bacteriodes sono la specie che più risponde alla supplementazione con Vitamina D e sono la componente che aumenta maggiormente in questi pazienti.

Oltre agli elementi descritti, la flora batterica sintetizza amminoacidi essenziali, vitamine e partecipa all’assorbimento di oligoelementi fondamentali per la salute umana. Esistono differenze importanti di genere nella funzionalità del microbiota e le donne assorbono meno la Vitamina D rispetto agli uomini – Vitamina D, quale integratore scegliere: leggi qui. L’assetto ormonale ed i fattori ambientali modificano i pathway molecolari espressi dai batteri del nostro intestino sia in condizioni basali che in corso di supplementazione. Ciò apre la strada allo sviluppo di supplementi che considerino il profilo ormonale e le differenze di genere che caratterizzano uomini e donne.

La Vitamina D modella il microbiota ed aumenta la quantità di batteri con efficacia antinfiammatoria e antitumorale

L’integrazione di Vitamina D modifica la composizione della flora intestinale umana. La supplementazione aumenta la quota di Bacterioides, H. biformis e F. Prausnitzii i quali promuovono un ambiente antinfiammatorio, producono molecole antitumorali e regolano l’attività del sistema immunitario. Diversi studi pongono in risalto la correlazione fra adeguati livelli plasmatici di Vitamina D e l’effetto benefico sulla riduzione del rischio di insorgenza del carcinoma del colon-retto. L’effetto protettivo della Vitamina D potrebbe essere mediato dall’attività del microbiota che, fungendo da deterrente verso la proliferazione tumorale, garantisce l’equilibrio dell’ecosistema intestinale.

Letteratura di riferimento

  • Bellerba et al. Colorectal cancer, Vitamin D and microbiota: A double-blind Phase II randomized trial (ColoViD) in colorectal cancer patients.
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